martedì 21 giugno 2016

Anharra - Il Trono della Follia

Ci sono libri che ho sentito nominare spesso in casa e questo è uno di quelli. Ci sono due motivi se rammenti spesso un libro: o ti è piaciuto molto o ha dei problemi evidenti. Ecco, è il secondo caso.


J.P. Rylan non esiste. E’ uno pseudonimo… nella copertina te lo presentano come uno scrittore di thriller di fama internazionale, ma è lo pseudonimo di uno scrittore italiano, Giulio Leoni. Il fatto che non ci fosse titolo originale o traduttore dava per scontato che si parlasse di uno scrittore italiano… a mio parere come presentazione è comunque un po’ troppo pompata, ma magari la Mondadori voleva incuriosire e dar credito a un nome sconosciuto…

La trama:
In un'epoca di grande violenza e di grande magia, il mondo conosciuto è diviso in quattro terre. La più misteriosa e pericolosa è il Vuoto, un deserto inesplorato, popolato di miraggi e strani popoli. Qui, secoli prima, Vemerin il Re Pazzo ha eretto la città di Anharra, dove ha regnato con il suo esercito composto di esseri umani e creature terribili. Ora Vemerin è morto, sepolto in una tomba custodita da sette statue colossali, di cui nessuno conosce l'esatta ubicazione. Anche dell'antica Anharra è rimasto solo il ricordo confuso, ma si racconta di tesori favolosi nascosti tra le sue rovine, tesori che l'impero che governa le terre conosciute ha deciso di conquistare.
Allora… cosa dire?
Intanto che il come è scritto non mi pare esaltante. C’è una marea di punti dove starebbero bene le virgole. Non capisco l’insistenza di usare il punto prima del ma. Capisco che ci sono varie libertà, ma se alle elementari come regola di base ti dicono che prima del ma ci va la virgola, un motivo ci sarà? Il punto e virgola non è usato da questo scrittore, sono scelte, ma non puoi rendere un discorso un continuo singhiozzare, è illeggibile!

I personaggi. A parte che non me ne va a genio nessuno, son talmente poco caratterizzati che quando parlano, se non fosse specificato, a tratti neanche li riconosceresti. Fa eccezione Kon, ma solo perchè il sergente è lo stereotipo del militare spocchioso che bercia dietro a tutti i suoi uomini credendosi il migliore.

Del mondo si capisce molto poco, tanto che non sai se Vemerin fosse davvero peggiore del mondo attuale. Ovviamente sì, aveva i suoi lati malati quello che voleva fare e quello che ha fatto, ma per quello che si è visto del mondo oltre il Vuoto, non è che tutto sembri rose e fiori…
Anche ciò che si sa di Vargo, quel poco rivissuto in flash back, non dà idea di un mondo pacifico e giusto. 

La copertina di Barbieri è piacevole, ma ingannevole. Non credo di fare chissà che spoiler dicendovi che il Drago della copertina non lo vedrete da nessuna parte. Un Drago c’è, ma vi assicuro che ha poco a che vedere con l’idea che potreste farvi mentalmente o guardando la copertina…

Molti hanno criticato con poco apprezzamento la fantasia malata, sadica e truculenta… a me sinceramente non ha dato fastidio. Diciamo che uno dei miei libri preferiti è Il Raccoglitore di Anime e anche lì il mondo è abbastanza cupo e pieno di cose truculente, ma sono descritte in un altro modo. Non c’è paragone in effetti…
Il voler fondere elementi steampunk con il fantasy non è una cosa nuova per me, né dico che sia una scelta da evitare. Tutto è concesso… il problema sta quando non riesci a rendere l’idea del mondo che vuoi proporre.

Di idee buone ce ne sono, ma sono sfruttate male. Il problema è che non è nemmeno autoconclusivo e il secondo libro è peggio… l’ho iniziato e non riesco a proseguire… ma mi impegnerò. Non ho la consolazione di credere che migliori, perchè mi hanno già detto che non migliora affatto.
La cosa più strana è che, a distanza di anni, è uscito anche il terzo, nel 2012, nell’Urania assieme a un altro racconto. Dalla collana Omnibus è stato relegato a una stampa che nemmeno ho visto in giro…

In definitiva non lo consiglio a nessuno. Anobii lo quota a 2,5… io gli ho dato 3, ma la sorte del secondo sarà molto più grama se non cambia registro…
Scritto meglio, descritto meglio, sviluppato meglio, forse sarebbe stato un bel libro, ma per ora quello che posso dire di Anharra è: peccato…

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